estratto della mostra di Barbara Bartoli, AUROVILLE-Tamil Nadu India, novembre 2000; la mostra si articola su 25 tavole 70x100 e copia di questa è stata portata e donata dall’autrice ad Auroville nel dicembre 2000; tutte le fonti sono riportate sugli elaborati della mostra

pannello 6
 

Foreste nelle quali eroi e banditi si nascondevano e vivevano in esilio, foreste attraverso le quali si viaggiava pericolosamente, foreste nelle quali i saggi vivevano e radunavano i propri discepoli intorno a sé. Oggi (luglio 1989) queste foreste, un tempo la ricchezza di una terra potente, sono tutte state abbattute.

Dalle basse colline ai piedi dell’Himalaya a Capo Comorin, meno del 12% dell’estensione del territorio indiano è coperto da una qualche forma di alberatura. E a dispetto di una crescente consapevolezza di quello che produce una catastrofe ecologica (il 20% della copertura forestale dell’India è andato distrutto a partire dal 1960), la distruzione continua. Circa duecento anni fa, l’altopiano su cui oggi sorge Auroville e l’area ad esso circostante erano ricoperte da una fitta giungla. A Kilianur venne scoperta una targa in pietra datata 1750 che raccontava come il sovrano del luogo si recasse a caccia di elefanti e di tigri nella foresta vicina. Nel 1825 vennero abbattuti gli alberi nell’area di Jipmer, tra Auroville e Pondicherry, per scacciare le tigri. Lentamente le foreste vennero abbattute per costruire città quali Pondicherry e insediamenti urbani quali Kalapet. Il legname da costruzione veniva usato per l’esportazione, e gli Inglesi accelerarono il processo tramite l’assegnazione di appezzamenti di terreno a chiunque volesse dissodarlo e coltivarlo per un anno. Gran parte di essi vennero poi lasciati incolti e sotto il violento attacco del monsone l’erosione divenne inevitabile. Gli ultimi appezzamenti di foresta rimasti nell’area di Auroville – 2000 alberi di neem adulti – vennero abbattuti nella metà degli anni cinquanta per utilizzare il legno da costruzione nella realizzazione di barche. In meno di 200 anni, quella che una volta era stata una fitta giungla si era trasformato in una distesa di terra rossa erosa con gole e burroni che erano stati incisi dalle inondazioni del monsone. Ogni anno tonnellate del restante terreno ricco di humus venivano riversate nella vicina Baia del Bengala. I principali bisogni con cui si confrontarono i primi coloni di Auroville erano la necessità di ombra e di acqua. Comunque divenne presto chiaro che se si voleva che i giovani alberelli sopravvivessero, dovevano essere prese altre misure. Avevano bisogno di essere protetti, ad esempio, dall’essere distrutti da capre e vacche, ed in qualche caso si doveva cercare di raccogliere e controllare le piogge monsoniche affinché non portassero via il prezioso humus ma al contrario penetrassero all’interno del terreno fino a raggiungere la falda freatica. Fu così che vennero realizzati “argini” erigendo tumuli di terra per fermare l’acqua che scorreva fuori dal terreno. In questi primi anni si verificò un processo fatto di tentativi e di errori, e molti sbagli vennero commessi. Ad esempio, un solido argine eretto nei pressi di Forecomers si ruppe durante una pioggia violenta, perché l’acqua che rifluiva nel canyon non era arginata. Dieci anni più tardi, nel 1978, una  precipitazione  anomala  di 30 cm. in dodici ore ruppe argini e trascinò con sé numerosi giovani alberi. La lezione insegnò che il momento richiedeva che la costruzione degli  argini  fosse  condotta  in modo  sistematico e  con un indagine di  vasta portata, cominciando dalla sommità del bacino idrografico e poi seguendo l’assetto topografico della zona3. La campagna di riforestazione di Auroville iniziò nei primi anni ’70. I primi vivai arborei vennero impostati a Success e Kottacarai e, con l’aiuto di borse di studio da parte della Point Foundation, del Tamil Fund e di amici all’estero, una piantagione su larga scala di alberi cominciò. Nei successivi dieci anni, quale parte di un programma di conservazione del terreno non stratificato e dell’acqua, oltre un milione di alberi – alberi d’alto fusto, ornamentali, da siepe, da frutto e da foraggio, noci, ecc. – vennero piantati ad Auroville. Alcune essenze erano esotiche, come l’australiano “Albero da lavoro” (Acacia auriculiformis), che si è così bene adattato che è ora così tanto diffuso rispetto alle altre essenze. Via via che gli alberi crescevano e formavano i microclima, molte specie di uccelli e di animali ritornarono a popolare la zona, oltre ad accelerare lo spargimento dei semi e ad arricchire l’ambiente. Nel 1982, impressionato dal successo del progetto di riforestazione, il Dipartimento dell’Ambiente del Governo indiano offrì ad Auroville 11 lakh di rupie (quindi circa 100.000 US $) oltre a cinque anni per piantare alberi e monitorare i risultati scientificamente, cosicché potessero essere identificate le tecniche e le specie arboree più appropriate per la nostra situazione ambientale – che coincide con quella di molte altre zone dell’India. Si trattava dell’inizio di un nuovo orientamento per gli operatori del verde ad Auroville, in quanto adesso risultava evidente che Auroville aveva qualcosa di prezioso da offrire oltre i suoi confini. Negli ultimi anni, questa “esportazione” si è intensificata. Ulteriori borse di studio da parte del Governo e di organizzazioni all’estero hanno messo in grado Auroville di gestire corsi in materia di riforestazione per gli abitanti dei villaggi, operatori sociali, tribali, accademici ed amministratori. I risultati non sono sempre incoraggianti – il lavoro perseguito da chi viene istruito per compierlo è a volte modesto, se non addirittura inesistente – ma i successi sono sconvolgenti. Nel 1987, ad esempio, un progetto sponsorizzato dalla Swiss Aid portò un gruppo di tribali dagli stati dell’India centrale ad Auroville. Proveniendo da zone che erano quasi del tutto deforestate essi furono ispirati da quello che qui videro e tornarono nelle loro terre determinati a cambiare il proprio ambiente. Quello stesso anno, in Rajasthan, piantarono 328.000 alberi; l’anno seguente ne piantarono 1.600.000 – e con una quota di sopravvivenza pari all’85%! Altre iniziative educative che sono ospitate ad Auroville includono corsi gestiti da un’organizzazione olandese chiamata AME (Agricolture, Man and Ecology), la quale attira partecipanti da tutto il sud-est dell’Asia, ed un progetto per disegnare e produrre materiali per l’educazione ambientale, da utilizzare per le scuole. Allo stesso tempo, gli operatori del verde aurovilliani sono sempre più andati in giro per l’India a mostrare la propria esperienza e ad aiutare nell’impostare nuovi schemi di riforestazione. Questi hanno incluso i progetti con i rifugiati tibetani in Karnataka, con i membri della tribù Irula nei pressi di Chinglepet nel Tamil Nadu ed un maestoso progetto, finanziato dalla National Wastelands Commission nelle Colline Palani per riforestare larghe estensioni del territorio limitrofo a Dindigul e a Kodaikanal4.

Quella che segue è invece una testimonianza di fine anni ’80:

Un milione? Due milioni? Nessuno lo sa per certo. Ma un gran numero di alberi vennero piantati ad Auroville negli oltre ultimi 21 anni (luglio 1989). In quei primi giorni, così sembrava, ognuno era “ambientalista”. Futuro capitani d’industria, uomini politici in formazione, apprendisti maestri di musica, tutti riempirono le proprie mani di fango piantando semi. Ed il risultato di questa dedizione, di questo sangue, sudore e lacrime, è il fatto che Auroville adesso ha una reputazione internazionale per il suo lavoro di bonifica della terra e di riforestazione. Ma qual’è la situazione attuale sul terreno oggi? Iniziamo da quel seducente termine che è la “Green Belt”, cintura verde. Un opuscolo allegramente profetizzava nel 1974 Circondando la città con la sua nebulosa - come un’ombra ed i suoi quattro settori, si realizzerà la “Cintura Verde”, una striscia di due chilometri di larghezza…. Bene, l’attuale “Cintura” non potrebbe tenere su i pantaloni di alcuno. Infatti si tratta di un verde piuttosto grande a semicerchio con in più alcune sparpagliate oasi di piantagione di alberi.

In mezzo ci sono campi di anacardi di proprietà degli abitanti dei villaggi – verdi sì, ma si tratta di monoculture e per giunta annegate di pesticidi – e campi coltivati che, per metà dell’anno, sono polverosi bacini color rame sotto un sole cocente. Finché non si acquisirà la terra intermedia sarebbe meglio cambiare la nostra terminologia. Ma questa non è la fine della storia. Perché anche se entreremo in possesso della terra, chi ha intenzione di fare il lavoro? In proporzione, ci sono meno Aurovilliani che lavorano la terra adesso (Luglio 1989) che mai prima d’ora. Perché? Un motivo è che c’è meno denaro disponibile al momento per supportare il lavoro sul verde ad Auroville. Inoltre, la maggior parte della terra disponibile è stata piantata fuori e le guardie forestali di tempo fa adesso stanno cominciando a lavorare in altre attività.Il problema è che – al contrario dell’assunto comune – queste aree verdi non sono magicamente invulnerabili. Richiedono assistenza, cura, una gestione nel più alto senso del termine, se si vuole che esse continuino a procurare l’indispensabile base fisica per tutte le altre magiche e meravigliose attività. E non sempre noi stiamo facendo questo. Sempre più spesso gli argini rimangono rotti, le barriere sono a terra, c’è un eccessivo pascolo in alcune parti della foresta. Ed i pochi Aurovilliani che sono capaci di svolgere questo lavoro specializzato di gestione sono spesso obbligati a svolgere altre attività che o deviano la loro energia, oppure, alla peggio, sono realmente distruttive nei confronti della loro fragile carica. Per gli uomini che si occupano del verde non è permesso avere alcuna assistenza. E oltre a tutto questo, così come gli alberi crescono, così come l’ombra invade la terra riarsa, allo stesso modo queste aree attraggono sempre più Aurovilliani che vogliono vivere in un ambiente silvestre quantunque abbandonino questa attività di cura del verde. Per contro, nessuno vuole ridurre Auroville a qualche albero simbolico che artisticamente danno forma a mausolei modernisti. La maggior parte degli Aurovilliani rispetta l’esigenza di una salubre, vitale e abbastanza estesa zona di alberi e di parchi che circondino la città che ci si prefigge di realizzare. Una zona siffatta interpreterebbe una molteplicità di funzioni – la stabilizzazione del terreno, la raccolta di acqua, il naturale ricambio di aria ed il controllo dell’inquinamento, lo smorzamento dell’inquinamento acustico, il rifornimento di entrate, la creazione di “banche” dei semi, della fauna e della flora, la disponibilità di un ambiente per rigenerarsi, per camminare, fare jogging, curarsi e respirare. In che modo possiamo ottenere questo? Ci sono passi concreti da fare. Abbiamo bisogno di acuisire più terreni nella “Cintura Verde” così come individuata per poter serrare i collegamenti mancanti: è necessario che venga fornito un adeguato supporto materiale a quegli Aurovilliani che vogliono fare il lavoro; è necessario avere un qualche controllo sulla densità della popolazione e sulla progettazione della viabilità nelle aree verdi. Occorre individuare specifiche aree che svolgeranno la funzione di santuari o di “banche” di semi e di flora. Perché tutto questo si realizzi, comunque, è necessario il supporto psicologico dell’intera comunità, e questo si verificherà solamente quando “depoliticizzeremo” la foresta, quando noi smetteremo di pensare in termini di città o di foresta, di soggetto che ricerca lo sviluppo o di ambientalista. Né vogliamo un pallido compromesso. Noi vogliamo (non disse questo Mére in qualche luogo?) questo e questo e questo, ciascuno nella propria integrità e ricchezza, ciascuno alla ricerca del proprio autentico posto nel mosaico di Auroville5.

Ma vediamo nell’insieme del progetto insediativo della città quale è la situazione relativamente all’acquisizione dei terreni: leggiamola dall’opuscolo LAND FOR AUROVILLE.

L’attuale comunità di Auroville si struttura su circa 80 gruppi di persone, di varie dimensioni, stabilitesi dui circa 2800 acri di terra di Auroville disseminati fra i territori dei villaggi su un’area di 20 Km2. La città progettata prevede l’insediamento di 50.000 persone. Al momento la crescita di Auroville, in conformità al suo originale progetto, è in condizioni tali da essere minacciata dalla rapida escalation dei prezzi dei terreni e dall’aumento di una reale speculazione fondiaria attuata sull’altopiano di Auroville. Ad oggi, l’acquisto dei terreni restanti è reso urgentemente necessario per potere:

  1. -tenere conto di un coerente sviluppo della città e delle sue infrastrutture

  2. -unire le aree esistenti di foresta alle terre delle fattorie che producono prodotti organici in una zona continua attorno alla città

  3. -consolidare gli sforzi di Auroville volti a creare, insieme alla popolazione locale, una bioregione sostenibile in armonia con la Terra

Il lavoro relativo ad Auroville non è relegato all’incontro delle istanze della futura città, o quelle della più vasta bioregione. Auroville intende essere un luogo di ricerca e di sperimentazione per tutto il mondo in senso lato. Quindi chiediamo aiuto a tutti quelli che si rendono conto dell’importanza di Auroville come di una visione piena di speranza per l’India e per il mondo, come un lavoratorio vivente per un pianeta ecosostenibile, e come un luogo che, in accordo con i principi della sua Carta “non appartiene ad alcuno in particolare, ma all’umanità nel suo insieme.” Tutte le donazioni al Auroville Land Fund saranno esclusivamente utilizzate per l’acquisizione di terre da parte dell’Auroville Foundation, una istituzione autonoma creata da un Atto del Parlamento nel 1988, che soprintende tutte e risorse e le terre di Auroville in custodia per l’umanità nella sua interezza. Tutti gli acquisti sono correttamente registrati ed i resoconti dell’Auroville Foundation sono annualmente revisionati dal Comptroller Auditor General indiano e depositati presso ciascuna Camera del Parlamento6.

 

COPYRIGHT by barbara bartoli

PROGETTAZIONE 6 marzo 2013

AGGIORNAMENTO 1 del 28 marzo 2013

(foto e testi protetti da copyright, elaborazioni di Barbara Bartoli, marzo 2013)

ideazione, elaborazione e montaggio donato da CRIARER® per UNIVERSALMENTEweb® 

copertina della 4a fioritura di www.universalmenteweb.net

1 testi dalla mostra di Barbara Bartoli, IL SOGNO: la città mondiale Auroville-Tamil Nadu-INDIA, 25 tavole 70x100, inaugurazione italiana a cura dell’autrice: Università degli Studi-Facoltà di Ingegneria, 8 maggio 2000, Bologna e 25 novembre 2000, Ravenna; inaugurazione indiana a cura dell’autrice: NEW DELHI (India)-India Habitat Centre, 15-21 gennaio 2001; AUROVILLE (India)-Pitanga, 4-31 marzo 2001; inaugurazione americana a cura dell’autrice: Cincinnati (USA), 6-9 settembre 2001; la mostra è stata donata dall’autrice alla città di Auroville (4 marzo 2001) per la diffusione e la conoscenza nel mondo dell’incredibile patrimonio di questa città ideale realizzata con i criteri della sostenibilità)

2 scansione da THE AUROVILLE ADVENTURE – a selection of articles from AUROVILLE TODAY, AUROVILLE TODAY, Pondicherry (INDIA), 1998, pag. 110 (riferimento attribuito tab6-5-scan nell’archivio di barbara bartoli)


ndr I testi sono una libera traduzione dell’autrice elaborata dal documento descritto nella nota specifica, quindi da:


3 THE AUROVILLE ADVENTURE – a selection of articles from AUROVILLE TODAY, AUROVILLE TODAY, Pondicherry (INDIA), 1998, pag. 5

4 THE AUROVILLE ADVENTURE – a selection of articles from AUROVILLE TODAY, AUROVILLE TODAY, Pondicherry (INDIA), 1998, pagg. 5, 6

5 THE AUROVILLE ADVENTURE – a selection of articles from AUROVILLE TODAY, AUROVILLE TODAY, Pondicherry (INDIA), 1998, pagg. 7,8

6 LAND FOR AUROVILLE- Auroville Publication Group, Auroville (INDIA)

La città mondiale di Auroville, in verde i terreni della comunità, in arancio quelli da acquistare2

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